martedì 9 marzo 2010

IL SANO GIUDIZIO



Blog marzo 2010-01-25


IL SANO GIUDIZIO

Per fare un complimento ad una persona si suole dire:” Lei è una persona di sano giudizio!!”
Che vuol dire ciò? Infatti, di questi tempi lo strumento di potere più diretto, potente e a buon mercato per tutti è proprio “il giudizio”. Quando una persona sale in cattedra, cioè acquista il diritto-potere di sentenziare, dovunque e comunque, esprime giudizi che talvolta stroncano, spezzano equilibri, affossano persone che magari hanno lavorato e lavorano umilmente e in buona fede da una vita alla costruzione della loro posizione; inoltre influenzano chi li ascolta perché iniettano con abilità diabolica il seme della discordia, della cattiveria, dell’invidia e del pettegolezzo.
C’è però un aspetto celato a chi è identificato a tale abitudine al sentenziare: egli non si accorge in realtà che proietta se stesso agli altri, scopre la sua più profonda nascosta natura negativa, preda delle forze dell’ostacolo che lo manipolano a loro piacimento dandogli l’impressione di essere superiore e immune dal difetto.
E’ giusto a questo punto spiegare come nasce il giudizio: la fase più semplice, il primo ingranaggio del giudizio si mette in moto quando a contatto di una o più persone, si ascoltano le loro opinioni, si vedono i loro comportamenti e atteggiamenti, allora scattano le reazioni spontanee immediate e irrefrenabili ( chiaramente vale per quelle persone che non hanno sviluppato la capacità del sano giudizio di cui parlerò oltre), ci si sente quasi in dovere di giudicare, così si stabilisce subito la distanza dall’altro o dalla situazione che si vive: l’altro è cattivo, ignorante, arrogante, aggressivo, chi si crede di essere….chi se lo fila…; la situazione è critica immeritata, non adeguata alle possibilità del giudicante…. Ma non ci accorgiamo che ciò che balza evidente dalle parole e dai comportamenti di quella persona, scoperto e individuato, spesso con grande piacere, non sono altro che i nostri stessi difetti e qualità oggettivati e percepibili sensibilmente.
Infatti, perché io li riconosco e tu no? Significa che io li porto dentro e tu no!
E’ lo stesso meccanismo che accende anche l’amore per una persona: in realtà io scopro nell’altro/a spesso ciò che gli altri non vedono (proiezione del mio mondo interiore all’amato/a).
Quindi, il primo ingranaggio è l’impulso ad esprimere le nostre reazioni immediate contro o a favore della persona ascoltata (simpatia o antipatia): ne escono di belle a raffica spesso senza controllo.
Per passare alla seconda fase occorre sviluppare la consapevolezza delle forze che attraversano la mente- psiche in quel momento, cioè stati d’animo come la rabbia, le antipatie e simpatie, le paure e le ansie, la volontà di dominare, l’esaltazione degli ego, il condizionamento dei valori diffusi nella nostra società e cultura, i nostri “credo” …..Tutto questo affastellamento di energie deve essere capito e consapevolizzato per non esserne influenzati negativamente e poi è saggio tener sempre presente il nostro “doppio”, la parte oscura di noi che ci fa brutti scherzi.
E’ un’operazione che richiede un po’ di tempo per cui, se siamo sollecitati ad esprimere subito un giudizio e non siamo allenati ad esercitare subito l’autoconsapevolezza, diventa difficile essere sereni e obiettivi, altrimenti si può fare con calma per capire dove finisce realmente il contenuto obiettivo degli altri e dove inizia il nostro.
Se ci si abitua, come per esercizio, a capire dove entra il nostro contenuto psicomentale ad influenzare il giudizio, allora si può sperare che nasca il sano giudizio. ( Il Buddha si riferisce a tale tipo di giudizio, chiamandolo “il retto giudizio” nell’ottuplice sentiero per raggiungere l’espressione completa e giusta dell’individuo, al di là del Karma individuale).
Che significa ciò? Normalmente il nostro modo di giudicare è influenzato fortemente dal piacere e da antipatie e simpatie che a loro volta sono l’espressione ultima del nostro mondo interiore, del nostro vissuto attraverso le vite passate, karma. Finché non siamo consapevoli di tale realtà, noi proiettiamo noi stessi al di fuori, ecco perché diciamo che gli altri ci fanno da specchio!! Noi ci specchiamo nelle parole e nei comportamenti degli altri e quando esprimiamo giudizi, rendiamo sensibili i nostri aspetti interiori rivestendoli di sentimenti e pensieri, emozioni opinioni e parole che sono il nostro vissuto, quindi non sono valutazioni e pareri obiettivi che nascono da un’osservazione disincantata delle cose, delle situazioni e soprattutto, cosa molto difficile, dei comportamenti umani.
Occorre una disciplina per raggiungere la serena obiettività del giudizio, un’attenta concentrazione su come si originano i giudizi.
Portiamo degli esempi: sono presente ad un incontro di due persone che discutono, parlano esprimendo emozioni, pensieri e sentimenti, quindi una confusione spesso di idee, opinioni tra le quali è difficile districarsi per capire, ma se si vuole veramente comprendere, occorre fare silenzio nella mente e cercare di osservare e ascoltare più obiettivamente possibile, per farsi la giusta opinione dell’uno e dell’altro in relazione all’oggetto della loro discussione.
Non è facile perché siamo sempre coinvolti, specie se ci sono anche i nostri interessi, ma non impossibile, se veramente si desidera entrare nel cuore delle persone e delle cose; solo allora può scaturire un sano giudizio, non influenzato da antipatie e simpatie, da piacere o disgusto. Pretendere ciò è un’utopia!! Però si può sempre fare qualcosa, se veramente si vuole, cioè educarsi a farsi una giusta opinione delle cose e quindi un sano giudizio su di esse; credo che si eliminerebbero molte cause di sofferenze, di pene e di dolori e dispiaceri e si avrebbe una visione sempre più limpida delle cose non inquinata dalla personalità del giudicante, cioè dagli ego personali che sono sempre presenti e condizionanti.
Mi interessa particolarmente approfondire ciò che avviene quando esprimiamo giudizi e valutazioni critiche su persone reali, magari conosciute; rare volte ho sentito pareri obiettivi e spassionati perché predominano quasi sempre le impressioni superficiali dettate da emozioni e reazioni immediate. Sarebbe giusto chiedersi perché quella persona si comporta così, per esempio, esaltandosi, mettendosi in prima fila o viceversa denigrandosi e abbassandosi nell’autostima.
Ci sono profonde ragioni, cause che risalgono a vite precedenti risultato di sofferenze, di dolori e rabbie o di sacrifici inauditi, rinunce e delusioni. Si fa troppo presto a liquidare con un giudizio superficiale l’operato di vite e vite di una persona che ora, in questa attuale esistenza consciamente o più spesso inconsciamente, si da daffare per recuperare occasioni perdute per crescere e maturare e raggiungere gli obiettivi programmati. Può dare fastidio se urta le nostre credenze, la nostra formazione culturale e spirituale o attirare la nostra simpatia se, invece, è in armonia con le stesse.
Sentirsi dire: “Sei una persona di sano giudizio”, è una constatazione o complimento veramente gratificante, significa che hai lavorato tanto per affinare il tuo metro di giudizio e sviluppare l’autoconsapevolezza.
Acquisire il sano o retto giudizio significa sganciarsi anche dal condizionamento karmico ben visibile negli schemi di pensiero che portiamo in noi e liberare veramente le nuove energie.