Blog aprile 2010
LA GRANDE ILLUSIONE
E’ un’esperienza molto emozionante e coinvolgente quando si sente gente di ogni età, condizione e sesso, parlare di incontri con persone che possono trasformarsi in relazioni stabili sentimentali.
E’ un momento vivo e carico di emozioni perché si fanno mille progetti, si esprimono mille aspettative e speranze di arrivare ad una relazione sicura e affidabile nel tempo da cui si aspettano grandi soddisfazioni; a seconda dell’età e del sesso le aspettative sono molte e diversificate: i giovanissimi sperano di trovare chi li fa divertire, sperimentare conoscere e provare le gioie di un amore che coinvolge sensi e sentimenti, emozioni e pensieri ma con pochi problemi e difficoltà e molte sicurezze: infatti, il primo impatto con la vita deve colorarsi di rosa, perché lo scambio di sentimenti ed emozioni dovrebbe essere sincero genuino e spontaneo.
Però anche in questa età giovanile molto spesso i rapporti si tingono di rosso (violenza) o di comuni banalità, dipende molto dal carattere e dalle richieste karmiche individuali, c’è tuttavia la possibilità di cambiamenti improvvisi e frequenti per cui il giovane deve fare esperienze per capire innanzitutto se stesso, quali sono le sue reazioni, le sue aspirazioni e imparare i giusti comportamenti, in sostanza quelle sottili e sottintese regole di vita che alla fine, volenti o no, si impongono sempre in ogni situazione.
Quando i giovani raccontano le loro esperienze positive, è un piacere ascoltarle ma quando raccontano le loro delusioni e sofferenze, i loro fallimenti e insuccessi, gli adulti, saggi e consapevoli che hanno già salito questo gradino, sorridono ripensando alle loro esperienze ma si sentono ora in grado di dare qualche avveduto consiglio: “Cerca di essere sicuro/a di te, di accettarti così come sei, sviluppa e rafforza la tua personalità, non aver paura di essere giudicato/a, pretendi il rispetto e sentiti libero/a ma soprattutto non lasciarti condizionare per non perdere la tua identità e dignità!”
Io però con la mia esperienza, mi sono reso conto che tali consigli non valgono solo per gli adolescenti ma soprattutto anche per gli adulti, uomini e donne; in realtà lo sviluppo dei valori cui accennano quei consigli dovrebbe accompagnare sempre la vita di relazione a qualsiasi età perché essi sono i fondamenti essenziali dell’amore, inteso come unione libera, indipendente e costruttiva e quindi positiva e gratificante.
Le cose cambiano di molto, quando si parla con persone adulte che hanno scavalcato i 30-35 e oltre, perché le loro esperienze sono fortemente influenzate dalle necessità imposte dalla cultura e dalla società in cui viviamo: ricerca di sicurezza economica ed emotiva, quindi calcolo, valutazione e interesse. I valori che genitori ed educatori hanno cercato di inculcare negli adolescenti vengono schiacciati spesso dai valori consumistici e materiali a cui si aggiungono sottilmente con il passare del tempo le paure della solitudine, dell’abbandono e del non trovare la persona giusta che comprende e sostiene.
Come, quando e perché vengono fuori tali paure? Ormai si manifestano “in corso d’opera”, cioè quando si vive una relazione magari un po’ conflittuale, perché il rapporto sentimentale è l’occasione concreta più favorevole in cui si accende il problema dell’essere. Che significa? Che ci si comincia a domandare: “Chi sono io? Quale la mia identità? Quali gli obiettivi della mia vita? Perché ho incontrato proprio lui/lei? Che senso ha la vita umana? E altre domande che pretendono risposte chiare e precise (chiaramente non per tutti).
Chi più, chi meno, quando si è in crisi, avverte tali problemi e vive stati d’animo conseguenti.
Per capire meglio, porterò un esempio reale: ho rivisto di recente una amica, Daniela che mi ha raccontato la sua esperienza. Ha incontrato 4 anni fa Stefano anche lui 40enne e uscito come lei da una relazione negativa. Lei, dopo alcuni anni ha mollato un giovane a conti fatti, immaturo e vittima dell’influenza della madre possessiva, ha risentito molto del distacco e ha sofferto di paure, di ansie per incapacità di affrontare certe situazioni; la sua identità profonda era soffocata e repressa, ha reagito con il tempo e con l’incontro di Stefano. Lui proveniva da un rapporto matrimoniale polemico, difficile incompreso e sempre litigioso, ma con una marcata e forte dipendenza dalla moglie Franca; lei lo comandava a bacchetta quando erano insieme sposati ma ha continuato ad esercitare su di lui la stessa influenza anche dopo separati legalmente e quando era con Daniela.
Da un colloquio con lei approfondito sereno e obiettivo, illuminato dalla consapevolezza delle leggi del karma, è emerso quanto segue: Daniela, dopo aver capito quasi subito la mancata dedizione di lui a costruire un sereno e fiducioso rapporto, ha cominciato a vivere la relazione sviluppando piena fiducia in se stessa, rispondendo alle insinuanti domande: chi sono io? Che senso ha la vita e il mio rapporto con Stefano? con un lavoro di consapevolezza, di accettazione-comprensione e di amore nel senso di aiuto all’altro, (nella precedente relazione tali domande non erano insistenti e continue come ora e mancava il vero lavoro su se stessa).
Il compagno tuttavia era sempre nervoso e diviso fra la moglie, che lo torturava con problematiche pratiche quotidiane e l’incapacità di rispondere con sincerità e spontaneità alla disponibilità amorevole di Daniela.
Negli ultimissimi tempi per questioni di interesse è scoppiata la bomba, nel senso che Stefano non ha retto al rifiuto da parte di Franca di entrare in possesso di una considerevole somma di denaro (vendita di un immobile) ed è caduto in uno stato di depressione profonda con pianto e disperazione isterica, mutismo e assoluto distacco interiore da Daniela.
Lei, dopo una sana riflessione, decide di lasciarlo libero di ritornare nella sua casa coniugale dove purtroppo non è stato ancora accettato dalla ex moglie. Tali sono i fatti ma importante è la somma delle esperienze da lei vissute e a me raccontate con assoluta sincerità e consapevolezza: 1) la paura di restare sola, che nella precedente relazione l’aveva tormentata, si è dissolta alla luce di una consapevolezza serena e conquistata, anzi, la prova di averla superata l’ha espressa, quando ha detto che lei vuole vivere sola, nella sua casa, dedicandosi amorevolmente alle sue attività, ai suoi hobbies,(è artista) ed effettivamente lo fa; 2) la netta coscienza di aver superato un gradino, che sempre le si presentava davanti, salendo di livello: conquista della sicurezza di essere (identità), della sua autonomia, dignità, indipendenza, fiducia nei propri valori (accettazione, perdono e amore); 3) una nuova prospettiva di vita, nella quale non è scontata la presenza di un compagno, che per essere tale, non deve essere “uno straccio d’uomo” sulla cui spalla poggiare la testa, altrimenti è meglio rimanere sola; 4) apertura piena alla vita, ricerca delle gioie semplici e naturali, sviluppo di tutti i suoi talenti artistici, dei suoi interessi a tutti i livelli, in piena libertà.
In sostanza, dal punto di vista di una valutazione a livello di crescita e maturazione, mi sono convinto che a Daniela tale esperienza ha significato moltissimo, specie umanamente, perché non esiste nel suo cuore e nella sua mente, traccia di rancore e risentimento ma una serena disponibilità.
Tuttavia c’è da aggiungere che tali esperienze, che io definisco come “fine rapporto di lavoro”, sono sempre accompagnate da tanti e dolorosi sentimenti di delusione, di tristezza, di malinconia, di rabbia e rimpianti che sono il corredo umano, troppo umano delle esperienze, specie sentimentali, sono l’aspetto oscuro di ogni persona che per legge di karma, vengono attirate proprio perché dalle sofferenze nascano i fiori della consapevolezza e dell’amore verso se stessi e il prossimo. Anche Daniela non fa eccezione.
Tale è l’aspetto umano che va elaborato alla luce dell’accettazione, della comprensione, del perdono e dell’amore; in questo lavoro ognuno è un individuo a sé con la sua legge, pregi e difetti, con le sue sofferenze ma anche gioie, ma nessuno può sfuggire a tale impegno doveroso, se vuole trarre dei vantaggi dalla sua vita che ha scelto prima di reincarnarsi. Fino a quando non redime e sublima questa congerie di emozioni, sentimenti e pensieri negativi con la profonda accettazione, può anche viaggiare negli spazi siderali della mente, dello spirito ma alla fine ritorna sempre alla sua parte sofferente umana che deve essere aiutata a risorgere e a rifiorire.
Se si ha il coraggio e la disponibilità di ascoltare il vissuto di altre persone, veramente ci si riempie l’animo di sofferenza condivisa ma anche di gioie e soddisfazioni, quando la persona riesce ad uscire a testa alta, come Daniela, da prove di dolore e delusione.
Per riprendere il discorso su Daniela e Stefano, c’è da aggiungere che Stefano, a detta di Daniela, non ha mai dimostrato di volersi conoscere, facendo un tentativo di autoanalisi, ha sempre attribuito la colpa ora a questo ora a quello, non domandandosi mai se la causa potrebbe essere anche in se stesso; continuo nervosismo, ansia e paure e incapacità di godere dell’amore che Daniela ha sempre dimostrato di darle in modo naturale e spontaneo, sincero e anche disinteressato ( tra l’altro lo ha mantenuto in casa senza pretendere nemmeno le spese vive).
Tale racconto, è chiaro, vuole dimostrare qualcosa: innanzitutto che l’incontro tra persone avviene secondo un preciso disegno, come presente nel DNA individuale con lo scopo di risvegliare delle energie e degli impulsi a conoscersi per migliorarsi, però se una persona è pronta per fare un certo salto, altrimenti, dopo l’iniziale momento di gioia e di illusione che l’esperienza possa durare all’infinito così bella ed esaltante, si cade nel quotidiano dove specie i difetti balzano fuori e tormentano e inquinano il rapporto. Ecco la grande delusione! Si crede che gli stati d’animo felici iniziali, le promesse fatte con calore e immediate si concretizzino senza sforzo, questo è l’errore, è l’inganno!!!
E’ importante invece sapere che l’incontro con una persona è l’inizio del cammino nella conoscenza di se stessi alla luce di importanti valori che ormai sono fondamentali nella vita relazionale di tutti i giorni: l’accettazione di sé e degli altri, il rispetto della libertà reciproca, l’idea che siamo tutti legati gli uni agli altri e il bisogno di conoscersi per migliorarsi.
Nulla di importante ci viene regalato, tutto è frutto di lavoro, di sacrifici e di esperienze sofferte nel tempo. Chi appare fortunato, raccoglie i frutti di sforzi e sacrifici fatti in vite pregresse, secondo la legge del karma.
Per chi è intenzionato a vivere la vita con consapevolezza e volontà di cogliere ogni esperienza come occasione per conoscersi e rinnovarsi, è giunto ora il tempo di non lasciarsi sfuggire ogni opportunità di crescita, affrontando con determinazione specie i rapporti umani, le relazioni sentimentali in particolare, perché sono i nodi che devono essere sciolti, se sono conflittuali e difficili, altrimenti ce li ritroveremo davanti peggiorati e trascurati nella vita seguente. Questo proprio no!!!
A questo punto sorge spontanea la domanda cui si dovrebbe rispondere, oltre che con la mente, con il cuore: “Ma come si fa a provare quel sentimento intimo di soddisfazione, di pienezza e di appagamento che si può definire felicità, anche nei rapporti sentimentali?” Quando risvegli in te, nel tuo cuore, il senso di unione, di unità e di connessione con te e con l’altro, al di là di tutti i giudizi, le valutazioni e i calcoli, quando capisci che l’altro ha i tuoi stessi problemi, è un te stesso proiettato in un altro corpo che aspetta un riconoscimento da parte tua, un gesto, un atto di approvazione, una tenerezza, una coccola, un qualcosa che spezzi il muro della separatività, della dualità; finché c’è il due, l’uno non trionfa, finché la mente avverte la dualità, il cuore non può intervenire e quindi nasce l’incomprensione e, a cascata, tutto ciò che suscita infelicità e dolore.
Io mi sento bene, non avverto più dolori fisici e sofferenze morali, quando mi sento unito con me stesso, connesso con quel sottile raggio di calda luce che emana dal mio cuore, allora sento di essere la stufa a legna che emana sano calore che si diffonde intorno nell’ambiente e riscalda chiunque con quel tepore così dolce e familiare che ricorda i momenti teneri dell’infanzia felice.
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